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Anime Imbastite |
Dialogo tra un burattinaio e una sarta |
Spettacolo di narrazione teatrale Scritto e diretto da Maurizio Gioco
Attori: Clara Sartori, Michele Teatin
Tecnico luci e suono: Nicola Teatin
Anime Imbastite narra dell’incontro tra una sarta e un burattinaio, Zeno.
Mosso inizialmente da motivi contingenti, egli si rivolge ad una sarta perché ha bisogno di vestiti per le sue teste di legno.
Si troverà, suo malgrado, a “subire” le narrazioni dei “fatti di vita” che l’anziana donna racconta, forse per svuotare la sua memoria e riempire la solitudine del quotidiano.
Agli incontri fa da sfondo una comunicazione unidirezionale, dove al mutismo e all’uso esclusivamente gestuale dell’uomo si contrappongono le parole a fiume della sarta, che seppur frammentate ricompongono il tracciato autobiografico.
L’incontro tra i due personaggi è l’occasione per trascorrere un tempo comune in cui prendono corpo gli eventi e i mutamenti storico- sociali del secolo scorso.
Il racconto tocca i ricordi del periodo della seconda guerra mondiale, che hanno segnato e cambiato fortemente stili e rapporti di vita, i mutamenti lavorativi avvenuti negli anni del boom economico, la politica …
Il fare opportunistico e scanzonato del burattinaio lascerà il posto ad un ascolto più riflessivo e meditato,arricchito dalla presenza di numerosi burattini che in vestiti fantastici e magici si animano tra le mani dei due protagonisti.
Il linguaggio si dipana nel corso dei quattro quadri scenici fino a far comprendere il progetto dell’anziana, che ha come scopo l’eliminazione degli oggetti materiali (stoffe, pizzi, bottoni ecc), come per disfarsi del passato, per compiere un “azzeramento”, una sorta di preparazione alla conclusione della vita.
Suo malgrado quindi il burattinaio si troverà a fare i conti con questi oggetti, che contengono inevitabilmente una “memoria forte”e che riprendono vita e vigore negli abiti creati per i burattini.
Proprio nelle ultime parole della donna che accomiata da casa il personaggio, è contenuto il messaggio della piece: “Va Zeno va, i burattini sono la mia eredità!” Avviene quindi un passaggio di consegne e finalmente, prendendone coscienza, il burattinaio raccoglie una “memoria”, quella che accompagna il passaggio delle generazioni per non perdersi nell’oblio
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Oz |
di Paolo Panizza liberamente tratto da IL MAGO DI OZ di Liman Franc Baum |
Che favola strana!
Tutti l'hanno sentita nominare, ma pochi l'hanno letta.
Il Mago di Oz è una piccola parte dell'opera di Baum, qui sconosciuto scrittore americano.
Di Oz, in Italia, resta il ricordo di un vecchio film. Un nome una leggenda.
La credulona ipotesi, che Oz sia un grande mago: Niente di tutto questo. Una favola anglosassone, cattivella e disincantata. Il contrario dei fratelli Grimm.
Le fiabe sono il pane degli scrittori fantasiosi, ma anche quelli che vorrebbero il mondo chiuso in un lettino caldo e accogliente da scavalcare. La bambola da abbracciare si chiama Dorothy e nel suo viaggio impossibile stanno tutte le cose impossibili di questo copione. |
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Le morbinose |
di Cardlo Goldoni |
Un moto continuo, spumeggiante, frivolo: e si avvertono più che mai il senso perentorio della caducità e, nel contempo, l'inutile affanno per averne il sopravvento. E gli sguardi si intrecciano, le convervazioni si animano, trascinando in una "morbinosa" atmosfera situazioni e personaggi.
Il Maestro con connaturata arguzia, tratte dall'anonima quotidianità, traspone al proscenio le figure preselte affinchè diventino creature nella fittizia realtà del teatro.
"Le morbinose", appunto, per tale denotazione non ristagnano in un clima liso, in un immoto contesto. Esse vibrano in un alone di effimerità e danno luogo ad uno scopiettare d'artifizi, i quali vengono ad essere consistente supporto all'intelaiatura drammatutrgica, conferendo allo svolgimento del dialogo la leggiadria di un susseguirsi di bassorilievi sulle facciate delle antiche dimore, accarezzati appena da dorati riverberi al calar della sera.
Note di Regia
Abbiamo cercato un testo di C. Goldoni che pur nella semplicità del congegno teatrale prestasse al nostro gruppo delle nuove difficoltà da affrontare e possibilmente da superare.
Per questi motivi abbiamo scelto di allestire "Le Morbinose", un testo basato esclusivamente su benevoli o malevoli, a seconda dei punti di vista, scherzi ai danni di un forestiero e di una rappresentative maschile succube del mondo femminile.
Quindi pur essendo un testo all'apparenza dai contenuti modesti, in realtà per il nostro gruppo ha significato un duro lavoro sul dialetto veneziano, così diverso dal dialetto nostrano per pronuncia e cadenza, e sulla rima, in quanto tutta la commedia è scritta in rima baciata, pertanto abbiamo dovuto preparare l'interpretazione evitando, possibilmente, la facile ma tediosa tiritera della rima.
Non siamo convinti di esserci riusciti del tutto, vi assicuriamo di avercela messa tutta, divertendoci al allestire un testo oserei dire "lieve" per la leggerezza con cui affronta scherzi che se non fossero sostenuti dal citato "morbin" potrebbero risultare sgradevoli, noi l'abbiamo visto come un balletto dove le donne conducono le danze e con queste premesse ve lo presentiamo.
Antonella Diamante. |
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La ricompensa |
di David Conati |
La fiaba è nata per il bisogno innato dell'uomo di fantasticare o di passare il tempo, ma anche perché con le sue metafore è sempre stata un efficace mezzo per insegnare qualcosa.
Quando ho letto il testo mi sono chiesta quale chiave interpretativa doveva essere usata per rappresentare sulla scena quella nostra parte del nostro passato di povertà e fame, che per effetto del benessere raggiunto dopo gli anni cinquanta e di un presente "usa e getta, la colloca lontanissima, se non addirittura scomparsa dalla memoria di molti di noi.
Non è una storia complessa, la vicenda ruota attorno all'indagine per il furto di una cintura con la fibbia di argento, all'amore infelice, alle credenze popolari e alla fame che aiuteranno Elvira (la stria) a studiare uno stratagemma...
È questo il lato che mi ha incuriosito della commedia, la possibilità di riportare sulla scena i ricordi dei nostri genitori: la loro vita dura e semplice, l'uccisione del maiale. Avvenimento talmente importante non solo per la famiglia ma anche per la contrada, in quanto tutti ne traevano beneficio; le chiacchiere delle donne vicino alla fontana dove si lavavano i panni, gli amori delusi, la furbizia delle persone anziane, insomma tutto quello che faceva diventare una contrada un microcosmo autoctono e autosufficiente… VEDI IL PROMO NELL'AREA VIDEO |
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Non tutti i ladri vengono per nuovere |
Commedia in due atti |
di Dario Fò (adattamento di David Conati)
Angelo Tornati è un professionista serio del furto, con un curriculum di tutto rispetto e tanto di rassegna stampa che ne esalta le gesta.
Nonostante questo però deve fare i conti con una moglie gelosa che ne controlla gli spostamenti: questa ha l'abitudine di telefonargli sul luogo di "lavoro" per verificare che egli stia effettivamente lavorando e non sia andato invece a un convegno amoroso con qualche sconosciuta.
La storia, essendo ambientata quando ancora non esistevano i telefoni cellulari provoca perciò non pochi disagi al Tornati.
Una sera però, mentre il nostro è intento a ispezionare un appartamento signorile nel centro di una grande metropoli, accade l'imprevisto.
Senza volerlo capita proprio nel bel mezzo di un appuntamento galante extraconiugale del padrone di casa.
Le cose a questo punto si complicano e mentre sembra che i tre riescano a trovare una soluzione pacifica alla questione, arriva in casa anche il vicino, avvocato in pensione con la fobia dei ladri e delle porte aperte che ne favoriscono l'ingresso nelle case.
Questo è solo l'inizio di una serie di situazioni che complicheranno la nottata al povero ladro, che verrà coinvolto suo malgrado in affari di "classe sociale" o meglio di "casta" di cui avrebbe volentieri fatto a meno.
Quello che capita realmente quando i personaggi ricorrono all'ipocrisia per mascherare l'evidenza dei fatti e proteggersi a vicenda, perché fanno parte della stessa "squadra"; per proteggersi dalla realtà quando non è esattamente come la si vorrebbe.
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